La Missione 82 di Open Arms con a bordo il personale di EMERGENCY parte il 14 Marzo dal porto di Barcellona. Le operazioni di soccorso effettuate dall’equipaggio della nave sono state in tutto tre, tutte avvenute in zona Sar di competenza maltese. 219 le persone tratte in salvo, tra cui 151 uomini, 56 minori (tutti molto piccoli) e 12 donne.
Due le evacuazioni urgenti effettuate dalla Guardia Costiera italiana, la prima di una donna in stato di gravidanza (evacuata insieme al fratello) la seconda di una bambina di 7 anni con perdita di coscienza dovuta probabilmente a crisi epilettica (evacuata insieme ai genitori e ai cinque fratelli).
Anche durante questa missione, come nelle precedenti di questi ultimi mesi, la Open Arms si è trovata a dover affrontare una situazione complessa e rischiosa: moltissimi gli avvisi di imbarcazioni in difficoltà ricevuti e trasmessi dalla ONG Alarm Phone o dagli aerei civili Colibrì e Moonbird a cui sono seguite ore di navigazione per raggiungere i naufraghi e prestare loro soccorso. Raggiunta la posizione indicata però, le imbarcazioni risultavano sparite nel nulla, riportate di fatto indietro dalla cosiddetta guardia costiera libica come confermato dai dati dell’OIM secondo i quali nell’ultimo weekend sono state 1000 le persone intercettate e respinte in Libia, un paese non sicuro, in cui le violazioni dei diritti sono costanti e la violenza è strumento di estorsione e ricatto. Ancora una volta dunque oltre a svolgere le nostre operazioni di ricerca e soccorso e a proteggere la vita di centinaia di donne, uomini e bambini, ci troviamo a dover denunciare le continue omissioni di soccorso, i respingimenti per procura, il coordinamento europeo di milizie armate, finanziate e addestrate per recuperare chi fugge. Il Mediterraneo centrale è ormai di fatto una terra di nessuno, dove non è presente alcun coordinamento europeo né assetti navali governativi che possano garantire l’incolumità di chi è alla deriva e ha bisogno di aiuto.
Noi andiamo avanti.
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