Emergency e Open Arms insieme nel Mediterraneo
Dopo una prima collaborazione avvenuta ad agosto del 2018, durante la Missione 65, una delle più importanti e difficili della nostra storia, Open Arms ed EMERGENCY tornano in mare insieme.
A Settembre del 2020, abbiamo deciso di rendere stabile la nostra collaborazione unendo le forze per soccorrere donne, uomini e bambini che fuggono da guerre, persecuzioni e violenza mettendo a rischio la propria vita.
Durante ciascuna missione sarà presente a bordo, insieme all’equipaggio di Open Arms, un team medico di EMERGENCY composto da un medico, un infermiere e/o un mediatore.
Mentre la squadra di Open Arms, si occuperà principalmente di coordinare la missione e le operazioni di soccorso, EMERGENCY gestirà l’assistenza medica a bordo.
In un momento così delicato per l’intero pianeta, che vede il problema della pandemia aggiungersi alla drammatica situazione di chi scappa dal proprio paese in cerca di una vita migliore, appare necessario mettere in atto ogni strategia possibile per garantire allo stesso tempo il soccorso in mare e approntare protocolli stringenti per limitare il contagio. A bordo della nave, infatti, il team medico di EMERGENCY metterà a disposizione dell’equipaggio e delle persone soccorse l’esperienza e il know how sviluppati durante il lavoro svolto per contrastare l’Ebola e nei progetti di risposta al Covid in Italia e nel mondo.
La tutela delle persone che si imbarcano mettendo a disposizione la loro professionalità, è un aspetto importante per noi: per questo motivo tutto l’equipaggio sarà sottoposto al tampone prima della partenza e una volta rientrato in porto.
“Torniamo operativi dopo molti mesi di cantiere, la nostra imbarcazione aveva infatti bisogno di una ristrutturazione completa e l’arrivo della pandemia da Covid-19 ha reso ancora più urgente e necessario ridisegnare spazi e ambienti all’interno della nave. Abbiamo fatto in modo che venissero rispettati tutti i protocolli necessari, così da poter tornare in mare in assoluta sicurezza. In questi mesi il Mediterraneo ha visto naufragi, respingimenti, omissioni di soccorso. In questo momento inoltre le navi umanitarie presenti in zona SAR sono pochissime, quasi tutte bloccate dalle autorità con cavilli amministrativi. Torniamo quindi in mare consapevoli che la nostra presenza è sempre più necessaria, a salvare vite naturalmente ma anche a denunciare le continue violazioni dei diritti da parte dei governi europei”
– così Riccardo Gatti, Presidente Open Arms Italia e Capo Missione.
“Da inizio anno 514 migranti sono annegati nel Mar Mediterraneo, oltre due morti al giorno, trasformando quelle acque in un cimitero. L’Europa maschera i respingimenti illegali con il proprio supporto alla Guardia Costiera libica che, dal 2017, ha riportato indietro circa 40.000 persone in un Paese in guerra, dove i diritti umani vengono sistematicamente e costantemente violati. Non esiste alcuna missione di ricerca e soccorso comune e, con il pretesto del Covid-19, i governi ostacolano ulteriormente le organizzazioni della società civile che operano in mare, camuffando tali decisioni come politiche di tutela della salute pubblica. Ma per l’EMERGENCY, che dal 1994 cura le vittime dei conflitti e conosce molto bene i paesi di provenienza e di transito da cui scappano queste persone, l’imperativo morale non può che essere quello di soccorrere chi fugge dall’inferno alle porte di casa nostra. Pensiamo che le vite umane debbano essere salvate anche in questo periodo di pandemia, e che si possa farlo in sicurezza. Per questo, forti di una esperienza pluriennale nella gestione delle epidemie, sulla Open Arms applicheremo tutte le misure possibili per minimizzare il rischio di contagio e proteggere l’equipaggio e i naufraghi,”
ha dichiarato Rossella Miccio, Presidente di EMERGENCY.